Obesità epidemia globale
aumenta il rischio di diabete di tipo 2 ed è legata all’aumento di malattie cardiovascolari
L’obesità è un’epidemia globale, accompagnata da un aumento del rischio di diabete di tipo 2 ed è legata indissolubilmente all’aumento dell’incidenza di malattie cardiovascolari. Il tessuto adiposo (vero e proprio organo endocrino) produce una secrezione di molecole chiamate adipochine. Queste molecole possono essere sia di tipo infiammatorio che antinfiammatorio ma nell’obesità questo network è fortemente sbilanciato in senso infiammatorio configurando un quadro silente, cronico, di basso grado.
Nell’obesità infatti un aumento della massa grassa soprattutto a livello viscerale produce uno sbilanciamento della risposta infiammatoria in senso cellulo-mediato TH1/macrofagica, attivando la produzione di radicali liberi. L’esercizio fisico è uno dei pilastri della prevenzione delle malattie croniche come diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari in particolare.
L’attività fisica, non riduce solo la massa adiposa
l’esercizio ha dimostrato di poter indurre modifiche sull’attività infiammatoria nell’organismo
Oltre a ridurre la massa adiposa, l’esercizio ha dimostrato di poter indurre modifiche sull’attività infiammatoria in questo tessuto e dell’organismo in generale.
Ma quali sono i meccanismi attraverso i quali si instaura tutto questo?
Recentemente anche il tessuto muscolare è stato scoperto avere delle funzioni endocrine e paracrine. Con l’esercizio fisico e lo stimolo meccanico della contrazione muscolare si verifica il rilascio di molecole bioattive conosciute come miochine. Queste sono coinvolte in molteplici funzioni organiche. Per quanto riguarda il grasso bianco l’irisina prodotta dal muscolo è in grado di modificare questo tessuto in una variante fenotipica metabolicamente più attiva, il grasso beige. Questa miochina infatti induce il Browning del grasso (aumento del numero e della dimensione dei mitocondri tissutali ricchi di citocromi responsabili del colore caratteristico), che migliora l’ossidazione degli acidi grassi oltre alla sensibilità insulinica.
Fare esercizio fisico strutturato e continuativo influenza il tessuto adiposo e migliora la funzione vascolare in termini di calo dell’infiammazione perivasale soprattutto, ma anche di quella sistemica. Perché l’allenamento abbia effetti positivi deve essere eseguito almeno tre volte alla settimana e deve avere una certa intensità.
Nel caso dell’allenamento aerobico questa intensità è legata ad una determinata frequenza cardiaca mentre nel caso dell’allenamento con i pesi è correlata ad una determinata produzione di acido lattico o all’utilizzo di un determinato peso in relazione al massimo carico sollevabile per una ripetizione. Il tempo di durata di un esercizio fisico deve essere almeno di 30′- 40′ se moderato oppure 20′ se intenso (HIIT).
Anche solo l’attenersi a queste specifiche (ovviamente individualizzate da soggetto a soggetto) abbassa il tasso d’incidenza di tutta una serie di malattie che vanno dalle più classiche dismetaboliche sino ai tumori. Modulare questa infiammazione mediante il cambiamento dello stile di vita sembra un metodo efficace e low – cost per gestire l’impennata di queste patologie nella popolazione dei paesi sviluppati. Un approccio del genere che promuova più muscoli e meno grasso, più forza e meno inattività, un maggiore consumo di ossigeno, produce un calo delle ospedalizzazioni in generale, delle ricadute per quanto riguarda la patologia cardiovascolare e della mortalità per tutte le cause.